Scopri la Storia
Scopri l'origine delle Aquae Patavinae e la storia del paesaggio termale euganeo...
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Le fonti epigrafiche
Dall’area delle Terme Euganee, celebrata dalle fonti letterarie e ricca di testimonianze archeologiche anche di pregio, ci si potrebbe attendere un corpus di iscrizioni ricco ed articolato. I dati finora noti, invece, deludono l’aspettativa poiché il numero di epigrafi scoperte è piuttosto limitato e solo in parte la ragione di questa scarsità sembra imputabile alla natura occasionale dei rinvenimenti.
Uno sguardo meno superficiale, tuttavia, permette comunque di trarre indicazioni preziose su tutti coloro che frequentavano l’area per ragioni cultuali e curative. Apono è certo la divinità alla quale si rivolgono le dediche più frequenti, ma non mancano le attestazioni di altri culti già noti anche nel centro di Padova, da cui l’area termale dipendeva sul piano amministrativo. Non erano solo i Patavini, comunque, a frequentare le terme, come indica la presenza di dediche lasciate da personaggi originari delle città vicine, fra cui soprattutto Este. Interessante poi è il fatto che tutti i ceti sociali siano attestati, poiché lasciano testimonianza di sé e della propria fede non solo uomini importanti che rivestono cariche pubbliche e magistrature, ma anche semplici cittadini liberi e perfino schiavi dalle svariate professioni e attività: un vero spaccato della vita quotidiana antica che ancora oggi si presenta, in forma spontanea e diretta, al lettore moderno.
Confinaria |
Cippo di Galzignano 141 a.C.
Cippo tronco-conico in trachite (m 3,80×0,60-0,30)
L(ucius) Caicilius Q(uinti) f(ilius) pro co(n)s(ule) terminos / finisque iuset statui ex senati / consolto inter Patavinos Atestinosque
Lucio Cecilio, figlio di Quinto, in qualità di proconsole ordinò per decisione del senato che si stabilissero i confini fra gli abitanti di Padova ed Este
Luogo e dati di rinvenimento: Galzignano Terme, fondo di proprietà del conte Luigi Donà Dalle Rose, 1922
Luogo di Conservazione: Museo Nazionale Atestino – Este
Queste iscrizioni rappresentano un chiaro riflesso della temperie storica che le città venete vivono nel II secolo a.C., quando devono confrontarsi con la graduale affermazione, pacifica ma inesorabile, del predominio romano. Attraverso una fitta rete di accordi diplomatici e relazioni clientelari fra gli esponenti più in vista del ceto senatorio e le singole comunità cisalpine, l’ingerenza dello Stato romano nella pianura padana può agire in maniera sempre più scoperta. Sono, anzi, proprio le città cisalpine ad assumere talora l’iniziativa e rivolgersi a Roma come soggetto politico in grado di risolvere autorevolmente le contese locali. Le epigrafi qui trascritte costituiscono appunto l’esito di un arbitrato di cui il senato romano deve farsi carico, nella persona del proconsole Lucio Cecilio Metello Calvo, nel sanare una controversia nata fra le comunità di Padova ed Este per ragioni di confine: è infatti in discussione l’appartenenza territoriale all’una o all’altra città della zona termale euganea e delle sue particolarissime risorse. Verosimilmente nel 141 a.C., dunque, il magistrato romano procede alla definizione dei confini fra le due comunità, ordinando la collocazione di appositi cippi che li rendano evidenti e duraturi sul terreno. Uno studio accurato, condotto sui caratteri paleografici delle iscrizioni, ha inoltre suggerito che i testi A del cippo di Teolo e dell’epigrafe del Monte Venda appartengano proprio alla prima redazione dei documenti, ordinata direttamente dal proconsole Lucio Cecilio. I testi B, invece, insieme al cippo di Galzignano, testimonierebbero piuttosto una riscrittura operata non oltre l’inizio del I secolo a.C., periodo in cui le comunità venete, superate le difficoltà connesse all’invasione cimbrica, tornano a confrontarsi per ragioni di confine, restaurando così i documenti legati al precedente arbitrato.
Bibliografia: CIL, I2, 2501 = ILLRP, 476 add.
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Cippo di Teolo 141 a.C.
Cippo in pietra (m 0,82×0,68-0,55)
Testo A: [L(ucius) Caicilius Q(uinti) f(ilius) / pro co(n)s(ule) terminos / finisque ex] / senati [c]o[nso]lto sta[tui] / iusit [inter / Patavinos Atestinosque].
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Testo B: L(ucius) Caicilius Q(uinti) f(ilius) / pro co(n)s(ule) / terminos / finisque ex / senati consolto / statui iusit inter / Patavinos / et Atestinos.
Traduzione A: Lucio Cecilio, figlio di Quinto, in qualità di proconsole ordinò per decisione del senato che si stabilissero i confini fra gli abitanti di Padova ed Este.
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Traduzione B: Lucio Cecilio, figlio di Quinto, in qualità di proconsole ordinò per decisione del senato che si stabilissero i confini fra gli abitanti di Padova ed Este.
Luogo e dati di rinvenimento: Teolo, 1837
Luogo di Conservazione: Musei Civici agli Eremitani – Padova
Queste iscrizioni rappresentano un chiaro riflesso della temperie storica che le città venete vivono nel II secolo a.C., quando devono confrontarsi con la graduale affermazione, pacifica ma inesorabile, del predominio romano. Attraverso una fitta rete di accordi diplomatici e relazioni clientelari fra gli esponenti più in vista del ceto senatorio e le singole comunità cisalpine, l’ingerenza dello Stato romano nella pianura padana può agire in maniera sempre più scoperta. Sono, anzi, proprio le città cisalpine ad assumere talora l’iniziativa e rivolgersi a Roma come soggetto politico in grado di risolvere autorevolmente le contese locali. Le epigrafi qui trascritte costituiscono appunto l’esito di un arbitrato di cui il senato ro mano deve farsi carico, nella persona del proconsole Lucio Cecilio Metello Calvo, nel sanare una controversia nata fra le comunità di Padova ed Este per ragioni di confine: è infatti in discussione l’appartenenza territoriale all’una o all’altra città della zona termale euganea e delle sue particolarissime risorse. Verosimilmente nel 141 a.C., dunque, il magistrato romano procede alla definizione dei confini fra le due comunità, ordinando la collocazione di appositi cippi che li rendano evidenti e duraturi sul terreno. Uno studio accurato, condotto sui caratteri paleografici delle iscrizioni, ha inoltre suggerito che i testi A del cippo di Teolo e dell’epigrafe del Monte Venda appartengano proprio alla prima redazione dei documenti, ordinata direttamente dal proconsole Lucio Cecilio. I testi B, invece, insieme al cippo di Galzignano, testimonierebbero piuttosto una riscrittura operata non oltre l’inizio del I secolo a.C., periodo in cui le comunità venete, superate le difficoltà connesse all’invasione cimbrica, tornano a confrontarsi per ragioni di confine, restaurando così i documenti legati al precedente arbitrato.
Bibliografia: CIL, I2, 634 = CIL, V, 2492 = ILS, 5944 = ILLRP, 476
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Iscrizione rupestre del monte Venda 141 a.C.
Il testo fu inciso direttamente nella pietra del monte Venda
Testo A: [L(ucius) Caeicili]us Q(uinti) f(ilius) pro co(n)s(ule) / terminos finisque ex / senati consulto statui / iousit inter Atestinos / et Patavinos.
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Testo B: L(ucius) Caeicilius Q(uinti) f(ilius) pr/o co(n)s(ule) [[ex]] terminos / finisque ex senati / consulto statui iusit / inter Atestinos / Patavinosque.
Traduzione A: Lucio Cecilio, figlio di Quinto, in qualità di proconsole ordinò per decisione del senato che si stabilissero i confini fra gli abitanti di Padova ed Este.
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Traduzione B: Lucio Cecilio, figlio di Quinto, in qualità di proconsole ordinò per decisione del senato che si stabilissero i confini fra gli abitanti di Padova ed Este.
Luogo e dati di rinvenimento: Monte Venda, già nota nel ‘600 (perché descritta da Sertorio Orsato), la roccia fu tagliata da Isidoro Alessi nel 1762
Luogo di Conservazione: Museo Nazionale Atestino – Este
Queste iscrizioni rappresentano un chiaro riflesso della temperie storica che le città venete vivono nel II secolo a.C., quando devono confrontarsi con la graduale affermazione, pacifica ma inesorabile, del predominio romano. Attraverso una fitta rete di accordi diplomatici e relazioni clientelari fra gli esponenti più in vista del ceto senatorio e le singole comunità cisalpine, l’ingerenza dello Stato romano nella pianura padana può agire in maniera sempre più scoperta. Sono, anzi, proprio le città cisalpine ad assumere talora l’iniziativa e rivolgersi a Roma come soggetto politico in grado di risolvere autorevolmente le contese locali. Le epigrafi qui trascritte costituiscono appunto l’esito di un arbitrato di cui il senato romano deve farsi carico, nella persona del proconsole Lucio Cecilio Metello Calvo, nel sanare una controversia nata fra le comunità di Padova ed Este per ragioni di confine: è infatti in discussione l’appartenenza territoriale all’una o all’altra città della zona termale euganea e delle sue particolarissime risorse. Verosimilmente nel 141 a.C., dunque, il magistrato romano procede alla definizione dei confini fra le due comunità, ordinando la collocazione di appositi cippi che li rendano evidenti e duraturi sul terreno. Uno studio accurato, condotto sui caratteri paleografici delle iscrizioni, ha inoltre suggerito che i testi A del cippo di Teolo e dell’epigrafe del Monte Venda appartengano proprio alla prima redazione dei documenti, ordinata direttamente dal proconsole Lucio Cecilio. I testi B, invece, insieme al cippo di Galzignano, testimonierebbero piuttosto una riscrittura operata non oltre l’inizio del I secolo a.C., periodo in cui le comunità venete, superate le difficoltà connesse all’invasione cimbrica, tornano a confrontarsi per ragioni di confine, restaurando così i documenti legati al precedente arbitrato.
Bibliografia: CIL, I2, 633 = CIL, V, 2491 = ILS, 5944a = ILLRP, 476 add.
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Funeraria |
Ara età romana
Ara di pietra (m 1,2×0,48×0,50)
Faccia anteriore: Dis Penatibus
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Faccia posteriore: Catia C(ai) f(ilia) Prim(a) / sibi et / Q(uinto) Sicinio M(anii) f(ilio), / viro suo, / v(iva) f(ecit). / In front(e) p(edes) XX /, retro p(edes) XX. / H(ic) l(ocus) et m(onumentum) h(eredes) n(on) s(equentur)
Faccia anteriore: Agli dei Penati
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Faccia posteriore: Catia Prima, figlia di Gaio, ancora viva (ha fatto il monumento) per se stessa e per suo marito Quinto Sicinio, figlio di Manio. L’area funeraria misura 20×20 piedi (circa m 6×6). Questo luogo e questo monumento funerario non passeranno in eredità agli eredi
Luogo e dati di rinvenimento: Abano Terme, data non determinata
Luogo di Conservazione: Musei Civici agli Eremitani – Padova
L’altare è stato probabilmente dapprima dedicato agli dei Penati e solo in un secondo momento riutilizzato come ara funeraria. L’iscrizione è stata commissionata da una donna per se stessa e per il marito; interessanti l’indicazione della superficie occupata dall’area sepolcrale e la formula giuridica che esclude il monumento dall’asse di eredità.
Bibliografia: CIL, V, 2802, iscrizione faccia anteriore; 2923, iscrizione faccia posteriore
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Ara fine del I secolo a.C. o inizio del I secolo d.C.
Ara in trachite scura dei Colli Euganei, modanata in maniera sommaria (m. 0,92×0,5×0,46). L’iscrizione è disposta su due lati del manufatto
Lato A: Semproniae / Tryphenae. / D(is) M(anibus).
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Lato B: D(is) M(anibus). / Sempro(niae) / Tryp(h)en(ae).
Lato A: Di Sempronia Trifena. (Consacrato) agli Dei Mani.
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Lato B: Agli Dei Mani. Di Sempronia Tryfena.
Luogo e dati di rinvenimento: Abano Terme, murata nella spalletta di un ponte (ora interrato), messo in opera lungo la via Appia-Monterosso, presso la piazza di San Lorenzo, XVIII secolo
Luogo di Conservazione: Musei Civici agli Eremitani – Padova
L’altare funerario, dedicato agli Dei Mani, appartiene alla sepoltura di una liberta, come indica il cognome di origine greca. È un fatto insolito che l’iscrizione venga ripetuta per due volte su due lati dell’ara, seppur con differenze nell’ordine dei termini e nelle abbreviazioni.
In base a criteri paleografici l’iscrizione è databile all’inizio del I secolo d.C., se non già alla fine del I secolo a.C.
Bibliografia: CIL, V, 3035
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Cippo età romana
Cippo in pietra
Locus sep(ulturae), / in fr(onte) p(edes) XXX, / re(tro) p(edes) XX
Luogo di sepoltura. Largo trenta piedi e profondo venti piedi
Luogo e dati di rinvenimento: Abano Terme, già murato nel Duomo di San Lorenzo, ora disperso; data non determinata
Luogo di Conservazione: Perduto
La formula incisa all’inizio dell’iscrizione è piuttosto comune e indica un luogo consacrato per la sepoltura di una o più persone; l’indicazione poi delle dimensioni, che sono piuttosto considerevoli (circa m 9×6), lascia intendere l’esistenza di un recinto di una qualche entità.
Bibliografia: CIL, V, 3094
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Lastra età romana
Lastra in pietra locale (m. 0,11×0,16×0,02)
Q(uinto) Murtio / Aphrodisio, / L(ucius) Domitius / Herm[es]
A Quinto Murzio Afrodisio, / Lucio Domizio Hermes
Luogo e dati di rinvenimento: Abano Terme, 1706
Luogo di Conservazione: Antikensammlung, Kunst historisches Museum – Vienna
L’iscrizione sepolcrale è stata offerta da Lucio Domizio Hermes a Quinto Murzio Afrodisio; entrambi erano liberti, come indicano i cognomi di origine greca.
Bibliografia: CIL, V, 2997
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Stele seconda metà del I secolo d.C. o II – III secolo d.C.
Stele in trachite chiara dei Colli Euganei (m 0,89×0,74×0,18); di forma rettangolare, la stele è coronata da un timpano sormontato da acroteri su cui sono scolpiti un’ascia, una livella, un flauto singolo e una zampogna. Nella parte inferiore la stele presenta un dentello rettangolare che serviva ad incastrarla in una base quadrata, sempre in trachite euganea
D(is) M(anibus). / Q(uintus) Appeus (sic) Aucu / rinus (sic) Q(uinto) Appeo (sic) Eutychiano, pa/tri optimo, et Ce/sernia (sic) Nicefo/ris, marito dul/cissimo, calamau/lae Apone(n)si. V(i)v(i) f(ecerunt)
Consacrato agli dei Mani. Quinto Appeo Augurino per il padre ottimo Quinto Appeo Eutychiano e Cesernia Niceforis per il marito dolcissimo, suonatore di flauto di Abano. Fecero il monumento da vivi
Luogo e dati di rinvenimento: Montegrotto Terme, fondo Fattore, ad est della vecchia chiesa di S. Pietro Montagnon, attuale Oratorio della Madonna, 1896
Luogo di Conservazione: Museo Nazionale Atestino – Este
La stele riporta la dedica funeraria offerta a Quinto Appeo Eutychiano dalla moglie Cesernia Niceforis e dal figlio Quinto Appeo Augurino quando tutti e tre i personaggi, liberti a giudicare dai cognomi di origine greca, erano in vita. Interessante è la congruenza fra la professione esercitata da Eutychiano, un suonatore di flauto, e la decorazione scolpita a rilievo nel timpano che sormonta la stele, fra cui si distinguono chiaramente un flauto e una zampogna. Per quanto invece riguarda l’ascia, si ritiene che tale raffigurazione vada ricollegata alla formula “sub ascia dedicare”, che talora ricorre anche nei testi delle iscrizioni funerarie, con la quale il dedicante intende garantire l’esclusività del monumento a sé soltanto ed alla sua famiglia.
In base a criteri paleografici ed alla tipologia del monumento sono state proposte diverse datazioni: una più alta (seconda metà del I secolo d.C.) e una più tarda (II-III secolo d.C.).
Bibliografia: ILS, 5241
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Stele I secolo d.C.
Stele in trachite chiara dei Colli Euganei (m 1,37×0,47×0,12), di forma rettangolare con l’estremità superiore semicircolare. Nella parte inferiore, la stele reca un dente che serviva ad incastrarla entro una base, oggi perduta
L(ucius) Baebius / Pladome/nus, milis (sic) de clas/se, an(n)orum / XXIX
Lucio Bebio Pladomeno, marinaio della flotta, di anni 29
Luogo e dati di rinvenimento: Montegrotto Terme, ai piedi del Colle Bortolone nella proprietà del conte Cittadella Vigodarzere, 1931
Luogo di Conservazione: Musei Civici agli Eremitani – Padova
Sebbene sia possibile intendere la locuzione “de classe “ come indicazione di provenienza, la formula “miles de classe” è ampiamente attestata in ambito militare e non vi è, dunque, ragione per dubitare che il personaggio defunto all’età di ventinove anni fosse un marinaio, verosimilmente arruolato nella flotta di Ravenna. Tacito riferisce la notizia che questa flotta era in prevalenza composta da marinai balcanici e con questo elemento collima l’origine illirico-dalmatica del cognome Pladomeno.
In base a criteri paleografici l’iscrizione è databile al I secolo d.C.
Bibliografia: Lazzaro 1981, pp. 179-181 n° 2
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Stele I secolo d.C.
Stele in marmo rosso di Verona (m 0,395×0,243×0,18); lo specchio epigrafico è profilato da un’elegante cornice modanata a listelli paralleli
M(arcus) Cocceius / M(arci) Lib(ertus) / Ianuarius
Marco Cocceio Ianuario, liberto di Marco
Luogo e dati di rinvenimento: Abano Terme, casa Orsato, 1641
Luogo di Conservazione: Museo Maffeiano – Verona
Pur essendo uno schiavo liberato, il personaggio menzionato dall’epigrafe utilizza come lastra funeraria una elegante iscrizione incisa in materiale pregiato, sintomo di una buona disponibilità economica.
Bibliografia: CIL, V, 2930
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Giuridica |
Cippo I secolo d.C.
Cippo di trachite scura dei Colli Euganei (m 0,945×0,345×0,110), di forma rettangolare con estremità superiore semicircolare
Q(uinti) Crispi / iter / privatu/m
Strada privata di Quinto Crispio
Luogo e dati di rinvenimento: Abano Terme, al centro della piazza davanti al duomo di San Lorenzo, 1880
Luogo di Conservazione: Musei Civici agli Eremitani – Padova
Si tratta di una interessante indicazione giuridica che dichiara l’appartenenza ad un privato cittadino di una strada poderale che, stando al luogo di ritrovamento, probabilmente incrociava in senso ortogonale la strada pubblica, diretta a Padova, il cui tracciato è oggi ricalcato dalla via Appia Monterosso. L’indicazione costituiva un avvertimento al passante di non transitare per la strada privata e soprattutto di non inumare i defunti lungo questa via, così vicina al sepolcreto parzialmente scoperto proprio lungo la via Appia Monterosso.
In base a criteri paleografici il pezzo è databile al I secolo d.C.
Bibliografia: SI, 600
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Frammento di lamina bronzea I secolo d.C.
Lamina di bronzo (misure del frammento: cm 8,3×8,7×0,2)
[- – – c]omit[es ? – – – / – – – insc]ribi i[ussit ? / fe]cit ? et i[- – – / – – -]um ex [- – – / – – -]op[- – -]
[- – -] compagni [- – -] ordinò che fosse scritto [- – -]
Luogo e dati di rinvenimento: Montegrotto Terme, ai piedi del campanile della vecchia chiesa parrocchiale di San Pietro Montagnon, ora Oratorio della Madonna (Montegrotto), 1880 circa
Luogo di Conservazione: Musei Civici agli Eremitani – Padova
Sebbene il testo non sia ricostruibile, dato lo stato di forte lacunosità del supporto, è possibile che si tratti di una volontà testamentaria oppure di un atto privato di un collegio, dato che vi compaiono dei “comites”, se è esatta la proposta d’integrazione avanzata da Luciano Lazzaro.
In base a criteri paleografici il pezzo è databile al I secolo d.C.
Bibliografia: Lazzaro 1981, pp. 196-197
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Imperatori |
Frammenti di epistilio età romana
Quattro frammenti di epistilio di trachite dei Colli Euganei; i due frammenti mediani misuravano m 0,44×0,92×0,45 e m 0,45×0,50×0,46
[- – -] f(ilius) co(n)s(ul)[it?] er(um) tr[ib(unicia) p]otestate [- – – d]ed[it]
[- – -] figlio, nel suo secondo consolato, con la [- – -] potestà tribunizia, dedicò
Luogo e dati di rinvenimento: Montegrotto Terme, località “La Cazetta” nell’area delle Terme Mioni, di fronte allo Stabilimento Mingoni (oggi Hotel Terme Neroniane), tra il 1826 e il 1827
Luogo di Conservazione: Perduti
I frammenti appartenevano all’architrave di un ampio edificio, tradizionalmente inteso come un tempio, ma c’è anche chi ha supposto di riconoscervi l’”aedes publica”, di cui parla Cassiodoro: un edificio di grande antichità che nel VI secolo d.C. però era ridotto allo stato di rovina. Sulla base di letture diverse, si è avanzata l’ipotesi che il personaggio menzionato, certo di grande potere come indicano la carica di console e la potestà tribunizia che deteneva, potesse essere Tiberio (che si fermò a consultare l’oracolo presso le Terme euganee sulla via per l’Illirico), oppure Nerone, Traiano, Adriano o ancora Antonino Pio.
Bibliografia: CIL, V, 2811
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Instrumentum |
Frammenti di tubature idriche prima metà del II secolo d.C.
Frammenti di tubature idriche in bronzo
Arriae Fadillae
Di Arria Fadilla
Luogo e dati di rinvenimento: Montegrotto Terme, ai piedi del Colle Bortolone, nella proprietà Dondi dell’Orologio,tra il 1771 e il 1778
Luogo di Conservazione: Ignoto
Il testo impresso su questi frammenti di condutture idriche in bronzo riveste una particolare importanza perché rivela l’appartenenza delle condutture stesse, e di conseguenza degli edifici in cui tali condutture erano poste in opera, alla famiglia imperiale: Arria Fadilla, infatti, era la madre dell’imperatore Antonino Pio (regnante dal 138 al 161 d.C.). Analoghe condutture si rinvennero anche nella villa romana di via San Mauro a Montegrotto Terme.
Bibliografia: CIL, V, 8117,9
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Frammento di tubatura idrica I secolo d.C.
Frammento di tubatura idrica in bronzo
C(aius) Lollius Gratus / Patavi facit
Gaio Lollio Grato produce (la tubatura) a Padova
Luogo e dati di rinvenimento: Montegrotto Terme, località “Lastra” nella proprietà di Alessandro Sette, 1863
Luogo di Conservazione: Musei Civici agli Eremitani – Padova
Si tratta del marchio di fabbrica di un fabbricante patavino, attivo verosimilmente nel I secolo d.C. e documentato anche da altre iscrizioni.
Bibliografia: CIL, V, 8117,8
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Sacra |
Ara età romana
Ara di marmo greco (cm 12×9,4×8,2)
Adeptus / Apollini / V(otum) S(olvit) L(ibens) M(erito)
Adepto sciolse il voto ad Apollo, volentieri e a ragione
Luogo e dati di rinvenimento: Abano Terme, Colle Montirone, 1858
Luogo di Conservazione: Musei Civici agli Eremitani – Padova
L’iscrizione rappresenta l’unica testimonianza che attesti, non solo in area termale ma anche a Padova, il culto di Apollo, al quale il dedicante offre un piccolo altare votivo come scioglimento di un voto. Nel padovano, dunque, Apollo è specificamente legato alla zona termale in quanto dio guaritore. A giudicare dal nome, frequente in età imperiale per le persone di umile origine, il dedicante è uno schiavo.
Bibliografia: CIL, V, 2782
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Ara età romana
Ara di pietra
C(aius) Cassius / Severus / missus ex pr(aetorio) / speculator / A(quis) A(poni) V(otum) S(olvit) L(ibens) M(erito)
Gaio Cassio Severo, congedato dalla guardia pretoriana, portaordini, scioglie il voto alle acque di Apono, volentieri e a ragione
Luogo e dati di rinvenimento: Abano Terme
Luogo di Conservazione: Perduta
L’iscrizione rappresenta lo scioglimento di un voto alle acque di Apono compiuto da Caio Cassio Severo, congedato dalla guardia pretoriana, nella quale ricopriva l’incarico di portaordini. Poiché il gentilizio Cassio è piuttosto frequente nel territorio di Padova è molto probabile che si trattasse di un personaggio di origine patavina.
Bibliografia: CIL, V, 2784
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Frammento di iscrizione età romana
Frammento di marmo greco (m 0,15×0,09)
[—]cati[—]/[—]aug[—]
[—]cati[—]/[—]aug[—]
Luogo e dati di rinvenimento: Montegrotto Terme, località “La Cazetta” nell’area dell’attuale Hotel Vulcania, tra il 1826 e il 1829
Luogo di Conservazione: Perduta
Questo frammento di iscrizione è noto soltanto dalla tradizione manoscritta: non è dunque possibile indicarne né il luogo di conservazione, né lo spessore, né le altre caratteristiche del supporto o delle lettere. È altresì impossibile proporre una lettura certa e una traduzione del pezzo: solo molto cautamente Luciano Lazzaro suggerisce tre diverse possibilità. Se nella seconda riga si potesse leggere “Aug[ur?] “oppure più probabilmente “Aug[ustalis?]”, l’iscrizione sarebbe riconducibile all’ambito sacro. Gli Augustali erano infatti sacerdoti municipali che in tutte le città si occupavano del culto imperiale, mentre gli Auguri erano sacerdoti di antica tradizione (già presenti nella religione etrusca), incaricati di interpretare la volontà degli dei traendo auspici dal volo degli uccelli. Se invece nella seconda riga fosse possibile leggere “Aug[ustus?]”, potrebbe trattarsi di un’iscrizione ufficiale che faceva menzione di un imperatore, per ragioni però che rimangono ignote data la forte frammentarietà del testo.
Bibliografia: CIL, V, 2922
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Frammento di lastra I secolo d.C.
Lastra in marmo greco (misure del frammento: m 0,25×0,19)
[Iovi Optimo Ma]xi[mo ? / Ex imp]erio / [eius] posuit / [- – -]rius Men(enia tribu) [Op]tatus, Vice / [ti]nus, /sacerd(os) / [Isid]is Aug(ustae) pas(tophorus)
[A Giove Ottimo Mas]si[mo – – -] su suo ordine dedicò [- – -]rio [Op]tato, della tribù Menenia, originario di Vicenza, sacerdote perpetuo della dea [Isid]e Augusta, pastoforo
Luogo e dati di rinvenimento: Montegrotto Terme, in proprietà Dondi dell’Orologio ai piedi del Colle Bortolone, tra il 1781 e il 1788
Luogo di Conservazione: Murata nel lapidario dell’Accademia Patavina di Scienze, Lettere e Arti di Padova
L’iscrizione, qui trascritta secondo la lettura di Luciano Lazzaro, è la dedica offerta probabilmente a Giove da un personaggio originario di Vicenza che rivestiva la carica di pastoforo della dea Iside; tale carica in origine designava quei sacerdoti che portavano in processione le statue degli dei, ma più spesso indicava semplicemente una sorta di custode del tempio, che si occupava della manutenzione e della regolare apertura ai fedeli. La lacuna nella pietra non consente purtroppo di integrare in maniera plausibile il gentilizio del personaggio, che dunque conosciamo col solo cognome di Optato.
In base a motivazioni paleografiche la datazione va assegnata al I secolo d.C.
Bibliografia: CIL, V, 2806
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Frammento di trabeazione o di mensola I secolo d.C.
Frammento di trabeazione o di mensola in marmo greco, di ordine ionico (m 0,085×0,202), con iscrizione sulla faccia superiore
C(aius) Acutius / C(ai) f(ilius) Maturus / A(quis) A(poni) V(otum) S(olvit) L(ibens) M(erito)
Gaio Acuzio Maturo, figlio di Gaio, scioglie il voto alle acque di Apono, volentieri e a ragione
Luogo e dati di rinvenimento: Montegrotto Terme, ai piedi del Colle Bortolone, fra il 1781 e il 1788
Luogo di Conservazione: Murato nel lapidario dell’Accademia di Scienze, Lettere ed Arti di Padova
L’iscrizione rappresenta finora l’unica testimonianza relativa al culto delle acque del dio Apono rinvenuta nel territorio del Comune di Montegrotto (diverse altre sono invece note da Abano). È incisa sulla superficie superiore di un frammento di trabeazione o di una mensola, ornata con foglie d’acanto e fila di fusaiole; non è però possibile precisare se fosse pertinente ad un edificio oppure ad una edicola votiva. A giudicare dalla formula onomastica (nome personale, gentilizio, cognome e filiazione), il dedicante è un personaggio libero, verosimilmente di Este poiché il gentilizio Acuzio, attestato nel territorio di Padova solo da questa iscrizione, è invece frequente proprio ad Este.
In base a criteri paleografici la datazione del pezzo va attribuita al I secolo d.C.
Bibliografia: CIL, V, 2783
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Lastra I secolo d.C.
Lastra in marmo di Luni (m 0,45×0,86×0,24) con testo incorniciato da modanatura a listelli
A(quis) A(ponis)/ C(aius) Cluentius C(ai) f(ilius) Romul(ia) Proculus, / Ateste, aedilis, (duum)vir, quaestor / aerari bis, pontifex, V(otum) S(olvit)
Alle acque di Apono. Gaio Cluenzio Proculo, figlio di Gaio, della tribù Romilia, di Este, edile, duumviro, questore dell’erario (municipale) per due volte, pontefice, sciolse il voto
Luogo e dati di rinvenimento: Abano Terme, presso i Bagni Vallisneri, nelle vicinanze del Colle Montirone , 1711
Luogo di Conservazione: Musei Civici agli Eremitani – Padova
La grande lastra rappresenta lo scioglimento di un voto alle acque di Apono offerto da Gaio Cluenzio Proculo, figlio di Gaio, appartenuto all’aristocrazia locale della colonia di Este. Nella sua comunità, infatti, rivestì diverse cariche pubbliche: quella di edile rappresenta il primo gradino della carriera politica municipale (una sorta di assessore moderno), cui fa seguito quella di duoviro, che rappresenta la magistratura suprema ed è simile al sindaco delle città moderne; il personaggio, inoltre, per ben due volte ebbe l’incarico di gestire l’erario municipale. L’indicazione del pontificato si riferisce, invece, ad una carica religiosa.
In base a criteri paleografici la datazione va attribuita al I secolo d.C.
Bibliografia: CIL, V, 2785
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Lastra fine del I secolo a.C. – inizio del I secolo d.C.
Lastra in marmo di Luni (m 0,13×0,21×0,17)
Q(uintus) Fabiu[s …] / Nicephor[us] / A(quis) A(poni) [V(otum) S(olvit) L(ibens) M(erito)]
Quinto Fabio Niceforo sciolse il voto alle acque di Apono volentieri e a ragione
Luogo e dati di rinvenimento: Abano Terme, 1877
Luogo di Conservazione: Perduta
Questa dedica alle acque di Apono va attribuita ad un personaggio che, considerato il cognome di origine greca, è verosimilmente un liberto della “gens Fabia”, piuttosto diffusa in tutta la “X regio”. L’epigrafe fu scoperta insieme ad un ritratto maschile che è stato ipoteticamente attribuito al dedicante.
Databile all’età augustea su base paleografica.
Bibliografia: CIL, V, 2950
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Lastra I secolo d.C.
Lastra in marmo di Luni (m 0,23×0,4×0,04); il testo è inserito entro una cornice modanata a listelli
Q(uintus) Magurius Q(uinti) f(ilius)Fab(ia tribu) / Ferox / lus(or) epidixib(us) et cetaes I, II, III in / greg(e) Veturian(a), quae et Iuni/orum, A(quis) A(poni) dicavit euras VIII / et pertic(am) uncinor(um) XII. N CCLIX
Quinto Magurio Feroce, figlio di Quinto, della tribù Fabia, giocoliere degli epidixes e attore nei ludi cetasti I, II, III nella compagnia di Veturius e degli Iunii, dedicò alle acque di Apono otto piastre di ferro e un bastone con dodici uncini. N 259
Luogo e dati di rinvenimento: Abano Terme, nell’orto della casa Orsato, dove ora sorge l’Hotel Trieste, 1641
Luogo di Conservazione: Museo Maffeiano – Verona
Quinto Magurio Feroce, cittadino di Padova come si deduce dal fatto che si dichiara iscritto alla tribù Fabia, era un giocoliere specializzato nei giochi cosiddetti “epidixes“ (sostanzialmente sconosciuti, poiché il termine è noto solo da questa iscrizione), oltre ad essere un attore che prese parte ai “ludi cetasti” di Padova, ossia rappresentazioni che, secondo la tradizione, furono istituite da Antenore. Si discute sul significato dei numerali riportati nell’iscrizione: potrebbero riferirsi alle vittorie conseguite o alla conquista dei primi tre posti della gara o ancora alle diverse sale in cui si svolgevano gli spettacoli. Anche il seguito del testo apre diverse possibilità di lettura, in particolare non è chiaro cosa si intenda con l’espressione “Iuniorum”: potrebbe indicare la partecipazione ad una compagnia diretta da esponenti della famiglia “Iunia”, o rinviare ad una particolare ripartizione della compagnia (cui si potrebbero riferire anche i numeri I, II, III) in gruppi di giovani che si esibivano in giochi ginnici accanto a uomini più maturi che invece recitavano testi drammatici. Questo personaggio dedica alle acque di Apono alcuni oggetti in metallo che probabilmente avevano a che fare con la sua attività di giocoliere, ma la cui specifica natura non è possibile, al giorno d’oggi, riconoscere. Problematica è anche la comprensione del numero 259 che compare in coda al testo: potrebbe indicare una quantità di denaro offerta in voto, oppure il numero dell’iscrizione prodotta nella bottega di lapicidi, oppure ancora il numero di inventario corrispondente all’atto di dedica depositato in un archivio cittadino.
L’iscrizione è databile al I secolo d.C.
Bibliografia: CIL, V, 2787
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Lastra fine del I secolo a.C. – inizio del I secolo d.C.
Lastra in marmo di Luni (cm 9,8x12x0,5), decorata sui lati
L(ucius) Pactum[e]ius / Ferox, mil(es) Leg(ionis) XIII[I], / A(quis) A(poni) L(ibens) M(erito) v(otum), / veteran(us), [s]olvit
Lucio Pactumeio Feroce, soldato veterano della quattordicesima legione, sciolse il voto alle acque di Apono volentieri e a ragione
Luogo e dati di rinvenimento: Probabilmente da Abano Terme, data non determinata
Luogo di Conservazione: Già nelle logge del Palazzo della Ragione, ora presso i Musei Civici agli Eremitani – Padova.
Il dedicante dell’iscrizione è un soldato della quattordicesima legione, certo la Gemina, istituita probabilmente da Ottaviano e parzialmente smobilitata dopo la battaglia di Azio (31 a.C.): alcuni veterani furono quindi inviati ad Este come coloni. Ciò spiega l’estrema rarità del gentilizio Pactumeio in Veneto. Sembra dunque possibile inquadrare cronologicamente l’iscrizione in questo periodo.
Bibliografia: Busato 1888, p. 15
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Lastra età romana
Lastra di pietra
A(quis) A(poni) / C(aius) Trebius / C(ai) f(ilius) / Firmus, / cum dono, V(otum) S(olvit) L(ibens) M(erito)
Gaio Trebio Firmo, figlio di Gaio, sciolse il voto alle acque di Apono volentieri e a ragione con un dono
Luogo e dati di rinvenimento: Abano Terme, presso il Colle Montirone, metà del XVIII secolo
Luogo di Conservazione: Già nel monastero di San Daniele, ora perduta
Il personaggio che scioglie il voto alle acque di Apono appartiene in questo caso alla “gens Trebia”, ben nota nelle Venezie, ma rara a Padova. È anche interessante il fatto che nell’iscrizione il committente intenda specificare di aver sciolto il voto con un dono, che poteva consistere in una somma di denaro oppure in un oggetto. L’area del Colle Montirone era probabilmente sacra in età romana.
Bibliografia: CIL, V, 2790
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Lastra età romana
Lastra di marmo
Velleia P(ubli) f(ilia) / Chreste / F(ortuna) V(otum) S(olvit) L(ibens) M(erito)
Velleia Chreste, figlia di Publio, sciolse il voto alla dea Fortuna volentieri e a ragione
Luogo e dati di rinvenimento: Chiesa parrocchiale di San Pietro Montagnon, 1690 circa
Luogo di Conservazione: Già nel Museo Giustiniani-Recanati di Venezia, ora perduta
Velleia Chreste, figlia di Publio, sciolse il suo voto ad una divinità indicata con la sola iniziale: F. Nonostante la lettura che scioglieva la “F” in Fonte, una lettura resa suggestiva anche dalla breve distanza fra il luogo di rinvenimento e la fonte sacra che a Montegrotto era oggetto di particolare venerazione, gli studiosi sembrano oggi concordi nell’interpretare questa iscrizione come una dedica alla dea Fortuna, il cui culto è ben attestato a Padova.
Bibliografia: CIL, V, 2792
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